“Un genitore tutti i giorni veste di corsa il proprio figlio di 8 anni. Tutti i giorni un altro imbocca il figlio di 5. E’ diventata un’abitudine per un altro fare i compiti e/o leggere e aiutare il proprio figli a studiare, anche quando ha le competenze per farlo in autonomia.
Il bambino dimostra difficoltà nel fare le cose, condannano le maestre. Si chiedono come mai ancora non riesca a scrivere le parole bene, come mai sia così lento a leggere ad alta voce, e così iniziano anche a richiamarlo, facendolo sentire un idiota davanti ai compagni. Dopo qualche anno i genitori lamentano di non avere più pazienza e non si spiegano come mai suo figlio sia così svogliato, così pigro, così dipendente.

Sin dalla primissima infanzia, il bambino mostra una grandissima e innata voglia di vivere e di apprendere che viene però lesa dai comportamenti talvolta eccessivi dal suo contesto sociale e/o famigliare. Essere genitori è un lavoro importante e che richiede di flessibilità, autorevolezza, rispetto e affiancamento.
L’autorevolezza offre un modello con un atteggiamento partecipe, non direttivo, che ispira, coinvolge ed influenza gli altri, senza l’uso di metodi coercitivi.

Una delle primissime fonti dell’apprendimento è l’osservazione che poi porta all’imitazione, sin da piccolo il bambino osserva-percepisce tutto quello che appartiene al suo ambiente ad es: il modo in cui i genitori si relazionano tra di loro e/o con lui. La sua capacità di percezione le permette di capire il linguaggio non verbale, pian piano con la crescita i sensi diventano sempre più acuti e così diventano il canale privilegiato della conoscenza. La vista porta all’osservazione (così come l’udito all’ascolto) questi sensi sono molto attivi, soprattutto nel uomo, e le permettono di ricevere più informazioni dall’ambiente, entrambi portano all’imitazione. L’imitazione è un atto di ammirazione. I bambini nel loro amore incondizionato verso i genitori, sanno che essi sono i modelli da seguire, è per questo che diventa imperativo sostenere gli individui in percorsi di formazione che mirino a sviluppare le loro potenzialità educandoli ad essere modelli per la società, soprattutto per la prima istituzione quella generativa: la famiglia.

Nelle situazioni sopra nominate l’abitudine, la fretta quotidiana, frutto di una società adulto-centrica, tende a far si che i genitori si sostituiscano ai figli. Questo comportamento purtroppo è disordinato e lede l’autonomia del bambino che ha bisogno di esperimentare e testare le proprie capacità. E’ importante riconoscere che il bambino ha bisogni che cambiano con il passare degli anni, è logico che una madre con un neonato abbia il compito di cambiarle il pannolino, fargli il bagnetto e poi vestirlo, perché il bebè non è in grado…il problema sorge laddove il genitore si sostituisce al bambino che è in grado di fare le cose. Questo sovrapporsi è uno dei motivi più frequenti in consulenza pedagogica, quello che ho riscontrato è che poi vengono attribuiti al bambino difficoltà di apprendimento, relazionali, psico-motorie, e/o di autogestione. Ed è del tutto normale che sia così dato che con questo comportamento invalidiamo nostri figli, non diamo spazio né possibilità a loro di riuscirci. E’ importante aiutare i genitori a capire la flessibilità e capacità di evolversi con i figli, pertenenti al loro ruolo ma soprattutto che c’è una cosa fondamentale per la famiglia: l’organizzazione.

Solitamente in questi casi mancano alcune cose: 

  1. Tempo di osservazione e del bambino che man mano che cresce raggiunge più capacità.
  2. Regole, adatte all’età del bambino, date in maniera ferma, semplice e chiara. Queste permettono di organizzare ed usare bene il tempo a disposizione.
    Attenzione: Le regole però non devono essere commandi e/o pretese e piano piano bisogna riadattarle.

Nel momento in cui i sensi di colpa assalgono (ad esempio: di svegliare i figli un’ora prima dandogli il tempo di prepararsi da soli) perdiamo il ruolo educativo, facciamo il doppio della fatica e viviamo sempre più insoddisfatti, tutto questo stress il bambino lo vive in maniera ancora più forte. Disordine, stress e confusione diventeranno il suo modello da seguire. Inoltre nel momento in cui l’adulto si sostituisce al bambino in qualsiasi cosa si crea nel bambino l’idea di non essere capace, con la paura di non riuscire ed ecco che il cervello passa in modalità “difesa” mandando un segnale di pericolo al corpo, ogni volta che deve affrontare una qualsiasi situazione, [il corpo] di conseguenza reagisce in uno dei seguenti 3 modi:
immobilizzandosi, fuggendo o aggredendo.

Il problema purtroppo è che la vita è fatta di esperienze, e le esperienze sono le situazioni che viviamo e dalle quali possiamo trarre degli insegnamenti, ed è naturale per il bambino ma anche per l’adulto sbagliare, lo sbaglio non è altro che un richiamo a provare ancora. I bambini soprattutto sono in una condizione ancora più propensa al errore perché la maggior parte del tempo si trovano ad affrontare esperienze nuove dove per apprendere devono testare diverse cose finché non arrivano alle loro proprie conclusioni e le confermano.  [dopotutto questo è il comportamento di un vero scienziato]

La scuola tradizionale è diventata un luogo dove la conoscenza viene trasmessa in maniera passiva, usando il bambino come un contenitore da riempire di nozioni e concetti che però finché esso non è in grado di testare non attecchiscono, non rimangono. I voti poi su un suo sbaglio risultano fonte di agitazione nel sentirsi incapaci.
Come possiamo valutare l’apprendimento se non si sbaglia? 

Quindi riprendiamoci l’osservare e l’ascoltare i nostri figli, riprendiamoci i nostri tempi, l’organizzazione e potremo così imparare e far si che i bambini abbiano modelli nuovi, più adatti ai loro tempi ed al loro innato bisogno di apprendere. Stiamo accanto a loror con accoglienza, rispetto e guida in ogni loro esperimento.
Non possiamo sapere cosa riserva il futuro ai nostri figli ma possiamo occuparci di mettere a disposizione poche cose che sono indispensabili affinché essi possano fare le loro esperienze e raggiungere la loro autonomia. Cerchiamo di non impedire che errino perché dall’errore potranno imparare e di non impossibilitarli a compiere la loro missione in questa vita.

I nostri figli ce la fanno e anche noi ce la facciamo.

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